Perché non si vende fantasy italiano?

Fantasy italiano
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Entrate in una libreria qualsiasi, raggiungete la sezione fantasy e osservate i volumi in esposizione. Notate niente di strano? Se avrete fatto attenzione ai nomi degli autori, vi sarete accorti che sono tutti stranieri. Potete ottenere lo stesso risultato spulciando le classifiche dei negozi di libri online.

Forse avrete trovato uno degli ultimi romanzi di Licia Troisi; forse, con un po’ di fortuna, L’ora dei Dannati di Luca Tarenzi, o il suo ultimo Orfeo. Sogno e morte, ma difficilmente avrete trovato volumi fantasy di altri scrittori italiani. Fino a qualche anno fa si potevano trovare anche i libri di Cecilia Randall, pseudonimo di Cecilia Randazzo, autrice della saga di Hyperversum, ma ora non si trovano più neanche quelli.

In Italia, infatti, non si vendono libri fantasy di autori italiani.

Secondo i dati Nielsen, solo il 7% dei libri fantasy venduti nel nostro paese è di scrittori italiani.

Chi scrive questo genere lo sa bene e chi ha tentato di pubblicare una saga fantastica lo sa ancora meglio. Gli editori, in Italia, non cercano né vogliono romanzi fantasy scritti da autori italiani, tanto più se emergenti.

Libri fantastici lumien

In Italia esistono più di 5.000 case editrici registrate e attive (ovvero che pubblicano almeno un libro all’anno), eppure bisogna fare una gran fatica per trovarne che pubblicano fantasy. Di serie, ne esistono una quindicina. Di queste, soltanto 4-5 pubblicano autori fantasy italiani.

Perché?

Un problema sociale

Scardinare un’abitudine è sempre molto complesso, ancor di più se questa è ancorata nella mentalità collettiva della società e “giustificata” da un pregiudizio ben solidificato.

I lettori incontrano cento frizioni diverse nell’avvicinarsi ad un romanzo fantasy di un autore italiano. Oggi, le ragioni principali di questa loro ritrosia sono essenzialmente due: da una parte non si è abituati a leggere fantasy italiano o, nella maggior parte dei casi, non lo si è proprio mai fatto; dall’altra si crede in un pregiudizio malsano e antiquato che considera gli italiani incapaci di affrontare la narrativa fantasy.

Nella mente di molti si è ancorato il pensiero che un italiano non sia in grado di scrivere fantasy; non buoni, almeno.

Se nelle librerie non ci sono libri di autori nostrani è perché non li sanno scrivere, e quindi non vengono pubblicati. Il genere fantastico appartiene agli anglosassoni, in minima parte a qualche francese, africano e cinese. Stop, finisce qui. Molti sono convinti che sia un loro genere, un genere che un italiano non sappia approcciare. Questa è una verità scomoda che non va accettata, ma affrontata e sconfitta.

Le ragioni sono molteplici e sono da ritrovare nel passato del mercato editoriale.

Dopo il grande successo delle opere di Licia Troisi, che ha cresciuto almeno un paio di generazioni con il suo Mondo Emerso, si è assistito a un proliferare di romanzi fantasy italiani pubblicati senza consapevolezza del genere. Editori che non si erano mai occupati prima di fantastico e direttori di collana che non avevano mai letto nulla di appartenente a questo genere hanno sfornato libri su libri, nella speranza di cavalcare l’onda del successo della Troisi.

I romanzi pubblicati, però, non erano all’altezza delle aspettative, né ben curati o editati, a causa della scarsa conoscenza del genere. Non venivano neppure promossi, nella speranza che il Troisi-trend fosse sufficiente a spingerne la vendita.

Questo ha portato i lettori ad allontanarsi in fretta dagli autori italiani, e così hanno fatto le case editrici, i cui libri risultavano dei grandi flop.

In quegli anni, pubblicare un fantasy italiano con una casa editrice era impossibile, e questo ha portato tantissimi scrittori a scegliere la via dell’autopubblicazione. Il selfpublishing, però, era agli inizi, e non si è saputo sfruttare a dovere. Si è infatti assistito alla pubblicazione massiccia di libri senza editing, spesso di basso valore e privi di idee, molte copiate dalle Cronache del Mondo Emerso.

Il basso valore medio di queste opere ha portato i lettori ad allontanarsi ulteriormente da questo genere, cementando una volta per tutte il pregiudizio che oggi, quindici/venti anni dopo, ci troviamo a tentare di sconfiggere: “Gli italiani non sanno scrivere fantasy”.

Se fino ad ora i lettori non sono stati abituati ad acquistare e leggere i volumi di autori fantasy italiani, oggi questa tendenza deve cambiare. Quando un lettore vede un romanzo in libreria, non deve più stupirsi del nome italiano sulla copertina. Gli autori non devono più sentirsi costretti a camuffarsi sotto pseudonimi in grado di dare ai loro nomi un tocco internazionale.

Va detto, però, che ottenere questo risultato non sarà semplice.

La strada per riuscirci è lunga e complessa. Bisogna valorizzare questo genere e, per farlo, sarà necessario tempo, passione e cooperazione. Servirà, come vedremo più avanti, l’aiuto di ognuno di noi. Editori, lettori e scrittori rivestono tutti un ruolo fondamentale in questo processo.

La storia ci mostra che è possibile.

Non abbiate paura.

Se è pur vero che gli italiani non leggono fantasy, è altrettanto vero che, fino a venti-trent’anni fa, non leggevano neppure gialli. Questo genere, infatti, veniva largamente snobbato dai lettori italiani, che mal consideravano i giallisti compatrioti.

Oggi, invece, proprio i giallisti sono fra gli scrittori italiani più venduti, quelli che dominano le classifiche. Sono serviti trent’anni, ma la tendenza è stata completamente invertita.

Noi dovremo riuscire a fare lo stesso, ma in molto meno tempo.

Un pregiudizio che si perde nel tempo

Per quanto, all’estero, siano riusciti a vincere il pregiudizio che vedeva il genere fantasy appartenente ad una serie minore, in Italia non ci si riesce a liberare da questa idea così sbagliata e, permettetemi, un po’ ignorante. Qui in Italia il fantasy è visto, anche da tantissimi lettori, come un genere unicamente per bambini e ragazzi, un genere di puro intrattenimento, un genere superficiale, frivolo, facile da scrivere, senza valore. Chi ama il fantasy si sente ancora oggi giudicato da chi legge genere diversi, erroneamente ritenuti migliori o, peggio ancora, di maggior valore.

Il fantasy deve riappropriarsi del valore che merita.

Questo splendido genere non ha nulla da invidiare a qualsiasi altro genere letterario.

Vi sono opere fantasy che sono veri e propri capolavori della letteratura, romanzi strepitosi adatti ad ogni età. Il genere fantastico può essere apprezzato anche dagli adulti: bisogna solo riuscire a tornare a sognare e a godersi la letteratura buona e sana. Un buon libro è sempre un buon libro, indipendentemente dell’età a cui viene letto.

L’assenza di una rete

Quello che manca, per dare una spinta reale e vigorosa a questo genere, è la creazione di un’alleanza, un concetto sul quale, noi di Lumien, puntiamo molto spesso! Serve creare una rete di autori fantasy che si supportano a vicenda, che parlino ai loro lettori, che si leggano vicendevolmente, che consiglino libri di altri scrittori e che promuovano questo genere.

Il passaparola è ancora oggi, in tutti i mercati, non solo quello librario, il canale di vendita più efficace e dai tassi di conversione più elevata. Gli scrittori, ma anche le case editrici stesse, dovrebbero supportarsi a vicenda, per il bene del fantastico italiano.

Senza le persone, senza gli autori, questa rivoluzione non sarà possibile.

A spiegare bene questo concetto è stato Franco Forte, giornalista, scrittore ed editore italiano per Delos e Mondadori, in un video nel quale approfondisce la situazione del mercato fantasy in Italia.

All’interno del video, Franco Forte si sofferma su un concetto fondamentale, ovvero che chi scrive fantasy deve anche leggerlo! In Italia siamo pieni di scrittori fantasy. Le redazioni delle CE sono subissate dalle proposte editoriali, eppure i libri pubblicati non vengono letti.

È assolutamente necessario cambiare questa tendenza.

Segnali positivi già ce ne sono, ma bisogna fare di più.

Va detto, però, che oggi ci sono tanti segnali positivi. Negli ultimi cinque anni sono infatti nati moltissimi gruppi di lettura dedicati alla narrativa fantastica italiana, vi è stata l’apertura di intere community legate al genere, come Cardea, e tante altre realtà si stanno occupando di valorizzare i talenti nostrani.

La paura di assumersi dei rischi

Quelli che, ad oggi, potrebbero fare di più per valorizzare il fantastico italiano, sono i grandi gruppi editoriali. Questi hanno una distribuzione capillare che gli permetterebbe di cambiare questa tendenza negativa in un lampo, influenzando con velocità le abitudini e i giudizi della società.

Purtroppo, questo non viene fatto.

Le ragioni sono semplici, e non hanno nulla a che vedere con la qualità dei romanzi.

La realtà dei fatti è che, per cambiare le cose, bisogna assumersi dei rischi. Iniziare a vendere in modo intensivo i fantasy di scrittori italiani vuol dire stampare migliaia di copie che potrebbero non andare vendute, a causa dei pregiudizi e delle abitudini attuali.

Lo sappiamo, le Case Editrici sono aziende, non associazioni no profit, ma sarebbe bello vedere più impegno culturale da chi dovrebbe avere proprio questo obiettivo.

Intanto ci penseremo noi e tante altre piccole e medie CE a provare a perseguire il bene del fantasy italiano. E prima o poi ci riusciremo. Magari un po’ più lentamente, ma ci riusciremo.

Indubbiamente, però, il lavoro fatto dai più piccoli ha smosso, in questi ultimi anni, qualcosa, tanto che anche i gruppi editoriali più grandi hanno iniziato a guardare con interesse il contesto del fantastico italiano, dando spazio a diversi autori. Speriamo, quindi, che continuino così.

L’incapacità di curare il fantasy

In Italia, non essendo abituati a pubblicare e, soprattutto, a vendere fantasy, non si è in grado di curare in modo efficace e coerente una pubblicazione di questo genere. Il fantastico, infatti, richiede alcuni accorgimenti differenti dalla restante narrativa.

Questo lo si nota anche dalla stragrande maggioranza delle copertine fantasy della piccola e media editoria, completamente disallineate dal gusto dei lettori del genere. Anche le storie pubblicate spesso sono prive di attrattiva. Magari scritte bene, ma poco potenti. Il fantasy, ma anche la fantascienza, vive di idee forti.

Per promuovere una rivoluzione letteraria è necessario qualcuno che conosca questo genere in modo assoluto e che sia mosso da una enorme passione. Serve conoscenza, competenza e volontà.

Va anche detto che gli autori dovrebbero comprendere qual è il gusto attuale. Oggi viene venduto per lo più dark fantasy, eppure, in redazione, è il genere che riceviamo di meno.

Come cambiare le cose

L’articolo è disseminato di spunti pratici che possono essere attuati fin da subito per migliorare questa situazione e aiutare gli scrittori italiani a trovare spazio nelle sezioni fantasy delle nostre librerie.

Bisogna muoversi su due strade, ognuna delle quali è necessaria per raggiungere la destinazione finale.

Da una parte è necessario che scrittori e lettori comprendano l’importanza del loro impatto nel cambiamento di questo fenomeno e che, quindi, si applichino per renderlo possibile. Loro sono un meccanismo fondamentale. Quando si inizierà a leggere molto più fantasy nostrano, pubblicarlo e venderlo sarà un’esigenza sentita da ogni editore. Ad una crescita della domanda cresce, inevitabilmente, anche l’offerta.

Dall’altra parte sono le case editrici stesse che devono mettersi in gioco, assumersi dei rischi e valorizzare il genere. Devono aiutare gli autori e valutare i loro romanzi indipendentemente dal genere che trattano, perché un giallista ha lo stesso valore di uno scrittore fantasy, così come di uno storico.

Per quanto riguarda noi, abbiamo tante altre idee per aiutare gli scrittori emergenti fantasy. Vogliamo fare la differenza e siamo sicuro che, prima o poi, ci riusciremo. Speriamo soltanto ci siate sempre voi ad aiutarci!

Ora forza: tutti ad acquistare un romanzo fantasy di un autore italiano.

Proviamo ad essere, fin da subito, il cambiamento che vorremmo vedere.

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Alvise Canal
Alvise nasce come instancabile sognatore e scrittore notturno. Dopo una proficua carriera nel web marketing, avvia la casa editrice Lumien, all'interno della quale lavora come editore.

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